San Foca
Europa Italia Puglia Viaggi

San Foca in Puglia, azzurro lido di pescatori

San Foca, sul litorale adriatico a pochi km dalla barocca Lecce, è conosciuta per le sue azzurre acque, il luminoso arenile, la dura falesia esposta ai venti nel tratto più a nord; dove scogli e brevi isolotti affiorano al pari di basse isole (“isole asce”, nel locale vernacolo).

Una torre cinquecentesca, Torre Specchia Ruggeri, precede la serie di bei lidi della marina di San Foca verso il piccolo centro abitato a sud; animato dalle attività della pesca. Qui, difatti, il suggestivo porticciolo dei pescatori, all’ombra della Torre di San Foca, diventa mercato al rientro mattutino delle imbarcazioni; offrendo il fresco pescato e i celebri ricci salentini. Del resto, il paesino, particolarmente vivo nella stagione estiva, fa della pesca uno dei punti di forza dell’accoglienza turistica, della sua cucina. Denso di presenze, esso propone un ricco cartellone di appuntamenti artistici e della tradizione nei mesi estivi; fatto di concerti, piano bar all’aperto, incontri letterari, sagre (fra cui quella Te lu Purpu – del Polpo – a inizio Agosto, e la Festa del Pesce in Luglio), lunghe serate danzanti sulla spiaggia – come usualmente presso lido San Basilio.

La ridente località – marina del comune di Melendugno – attrae non meno per suoi tesori storico-artistici e per quelli naturalistici; ragion per cui se ne indicheranno di seguito alcuni di particolare interesse:

  • Palude di Cassano e Riserva naturale Le Cesine;
  • I Dolmen;
  • Abbazia di San Niceta.

Palude di Cassano e Riserva naturale Le Cesine

La macchia mediterranea, che s’estende dalla riviera sin nell’entroterra, ricca di profumi del sottobosco e allietata dalla frescura di pini, querce e olivi, s’allarga attorno alla zona acquitrinosa della vecchia palude di Cassano, e prosegue alla volta dell’ampio parco naturalistico de Le Cesine. Qui, il pantano offre asilo ad avifauna e sue specie protette, vero paradiso della biodiversità; mentre la folta vegetazione arborea custodisce la silenziosa presenza di importanti specie faunistiche e vegetali.

I Dolmen

Più a est di San Foca, nell’entroterra, nella vasta campagna d’ulivi, riaffiorano testimonianze del passato: i fascinosi megaliti, Dolmen Placa e Gurgulante. Entrambi siti fra i comuni di Melendugno e Calimera – più prossimo all’abitato di Melendugno il secondo –, essi sono particolarmente rappresentativi della terra salentina, arcaica e ricca di aree archeologiche; presidiata da non pochi dolmen e menhir.

Nello specifico si deve a Giuseppe Palumbo la scoperta dei due monumenti sopra menzionati, nel 1909. 

Abbazia di San Niceta

Riguardo a strutture architettoniche sacre, si può guardare all’Abbazia di San Niceta, edificio dalla facciata austera, ubicata nei pressi del cimitero di Melendugno. Intitolata al patrono del comune salentino, presumibilmente costruita nel XIV secolo (se non due secoli prima), concepita in stile romanico e gotico, essa conserva al suo interno una serie di affreschi ritraenti santi (fra cui Sant’Antonio, San Rocco, San Nicola, La Madonna di Loreto) e una intensa rappresentazione del Cristo piagato.

Rimanendo nell’ambito della tradizione religiosa, si possono annoverare alcuni riti devozionali molto partecipati dalla popolazione locale, quali la processione della Madonna del Mare e la processione della Madonna di Roca.

La prima si tiene nel mese di luglio, e vede il trasporto della statua della Vergine – conservata nella chiesa di san Foca, sul lungomare – fra le acque della marina, ad opera dei devoti pescatori.

La seconda processione, invece, si tiene nel tempo successivo quello pasquale, e vede il coinvolgimento delle popolazioni di quattro comuni (Vernole, Calimera, Melendugno, Borgagne); ognuna delle quali impegnata ad accompagnare in corteo, alle prime luci del mattino, la statua della Vergine delle Grazie sino al seicentesco Santuario della Madonna di Roca – per un percorso di molti km a piedi.

Quest’ultima località marina, Roca, restituisce le memorie di un antico insediamento preesistente le scorrerie turche; attaccato sul finire del XV secolo e abbandonato dalle sue genti in fuga (le quali si rifugiarono nelle comunità dell’entroterra). La lunghissima processione primaverile riporta, simbolicamente, all’antico borgo di provenienza.